Ingegneria del Marciume

blog di un laureato in scienze della pace

 Non c’è bisogno di dire cosa sia Assassin’s Creed (e quindi non lo farò), ma posso dire che da questo capitolo Ubisoft ha aggiunto elementi da gioco di ruolo per dare un cambio ad un brand che ormai aveva già dato quasi tutto quello che poteva.

Ma entriamo nello specifico.

Il sistema di gestione delle armi l’ho trovato simpatico in ottica RPG: ogni arma ha un livello massimo pari a quello di Bayek (il protagonista). Andando avanti puoi comprare armi più potenti o tenerti quelle vecchie e potenziarle.
Si evita così di dover rinunciare ad abilità carine solo perchè l’arma è troppo debole.

Il combattimento è semplice ma divertente, molto più vario di quanto possa sembrare inizialmente.
Attacco debole, attacco forte, attacco con arco e una serie di strumenti fighissimi per avvelenare/addormentare/dare fuoco etc.
Non esistono delle classi vere e proprie ma ogni arma ha un differente moveset che rende molto vario il sistema e permette di impostare una propria strategia, considerando anche che si possono equipaggiare due armi contemporaneamente.
Inoltre tramite un’abilità dello skill-tree è possibile sbloccare una mossa finale specifica per ogni arma che influisce drasticamente sulle scelte tattiche.

L’albero delle abilità segue potenziamenti su tre rami: cacciatore per potenziare l’arco, guerriero per potenziare le armi da corpo a corpo e veggente per ottenere tecniche e tool da assassino per le sezioni stealth.
L’albero è piuttosto vario ed equilibrato, quindi si ha una buona varietà nella scelta della propria build anche se, effetivamente, chiamarla build è un po’ eccessivo considerando che in endgame i rami saranno tutti o quasi completati
e sono abbastanza intrecciati tra loro permettendo di attingere a parti differenti in qualsiasi momento.

Il problema fondamentale del gioco è che le sezioni stealth sono troppo uguali tra loro.

Il mondo è pieno di fortini greci e romani da depredare nell’ombra, al cui interno sono presenti un numero vario di generali da uccidere. Peccato però che siano tutti molto simili. Cambiano leggermente struttura e dimensione ma le differenze sono in realtà poche.
Si arriva alla “maestria” nell’utilizzo di Bayek e delle sue tecniche da assassino relativamente presto nel gioco.
Questo è assolutamente soddisfacente e la goduria che provi quando entri in un castello e uccidi tutti senza farti vedere è immensa.
Anche perchè diciamocelo: è un assassin’s creed e questo vogliamo (e ci dovremmo aspettare) da questo titolo.
Come nei capitoli precedenti il divertente è uccidere i nemici senza farsi vedere usando le tecniche consentite all’assassino di turno (un tempo a Firenze si mettevano i cadaveri sulle panchine e ci si nascondeva tra i frati, adesso si tira di arco da una duna).
Il sentirsi un maestro assassino è una sensazione impagabile che hai fin dall’inizio quando hai poche abilità e possibilità, e devi ricorrere tendenzialmente a menare le mani (a meno che tu non ci vada solo di veggente come ha fatto il sottoscritto).

Dall’altro lato questa impostazione può provocare una monotonia non da poco e potrebbe far storcere il naso ai più.
L’AI dei soldati è minima: oltre a fare la ronda ed andare a pisciare non fanno molto altro.
Sono tutti abbastanza allocchi e si fanno fregare facilmente. Ci sono dei mini-boss che girano per il mondo e che se ti trovano complicano un po’, ma sono ben visibile e facilmente evitabili.
Solo verso la fine del gioco i boss sono un po’ più forti del normale (leggi: hanno semplicemente una maggiore resistenza ai colpi), ma niente di più.
Bastava poco: aggiungere qualche dinamica particolare o qualche abilità dei nemici che complicasse un po’ le sezioni di gioco…
Che ne so un visore notturno, un fucile di precisione dalla lunga distanza…


Si mi rendo conto che il periodo storico dell’ambientazione non aiuta, però che ci stanno a fare i game designer?
In Arkham Knight gli sgherri a Gotham City, quando in allerta, si posizionavano in punti strategici per farti le imboscate…

Insomma qualcosa dal cilindro lo potevano tirare fuori.

Tutto questo porta quindi il gioco ad essere tremendamente facile.
L’ho trovato facile io che l’ho giocato in modalità difficile, quindi mi immagino che un Francesco qualunque che lo gioca a livello normale si stufi dopo un po’.
Eppure è strano perchè io l’ho praticamente platinato (a parte gli achivements sulle gare con le bighe ma perchè sulle robe di corse sono negato); ho fatto tutti i punti di interesse e, a parte l’uccisione del maschio alpha nei branchi di animali, non ho patito tedio e noia.
Probabilmetne perchè la soddisfazione di riuscire bene a fare l’assassino espugnando i forti senza errori era veramente troppo alta. Cosa che trall’altro non ho mai avuto negli altri giochi della saga.
Ed è proprio su questa sensazione che si basa il gioco. Non su dinamiche complesse o elementi innovativi. E’ un semplice gioco (facile) soddisfacente in quello che propone.

Su questa sensazione e sull’ambientazione ovviamente.
Spettacolare e molto più varia di quanto uno possa aspettarsi.
Io pensavo di giraellare ore e ore nei deserti ma ci sono regioni montane, zone paludose, città enormi da visitare ed esplorare.
La realizzazione del mondo è superba, ti immergi completamente nei villaggi del deserto e nelle enormi città labirintiche.
Tutto è realizzato con cura e precisione. Anche i monumenti (sfige, piramidi etc) sono uguali o poco differenti e per chi c’è stato la sensazione è “cavolo è uguale all’originale (poi ovviamente non è così per ovvie ragioni di gameplay, ma la somiglianza è veramente grande).

Dal punto di vista narrativo la trama è interessante e racconta la nascita della fratellanza degli assassini legata alla missione di vendetta del protagonista.
Tema però che è sviluppato poco. La storia principale e’ un po’ debole e raccontata male.
Tutta la lore degli assassini è appena accennata. Le sezioni nell’era ‘moderna’ (che come da tradizione sono presenti) sono insulse e non aggiungono niente alla narrazione.
Durante il gioco si ha l’impressione che Ubisoft si sia dimenticata di inserire la trama e ti trovi a fare cose un po’ a caso senza troppa logica o senza nessun legame con la lore principale.
Il protagonista Bayek di Siwa è però caratterizzato molto bene. Le quest secondarie servono a definire bene il personaggio mostrando vari aspetti della sua personalità in relazione alle situazioni in cui si torva.
Risulta quindi ben definito mostrando un’interessante alternanza tra la crudeltà verso i suoi nemici e la dolcezza smisurata verso tutti i bambini del gioco (suo figlio per primo).
Anche il rapporto con la moglie è interessante e ben strutturato, sembra quasi che la trama principale del gioco sia incentrata proprio sulla complessità del loro rapporto più che su altro, affrontando temi importanti come l’andare avanti dopo la morte di un figlio.
C’è quindi una predilezione sull’approfondimento psicologico del personaggio piuttosto che sugli eventi e questo appesantisce un po’ l’esperienza compelssiva del gioco.

Non mi soffermerò troppo sulla polemica che è nata sull’eccessivo distacco di Assassin’s Creed Origins dalla serie originale.
Novità sono state introdotto ma non rompono così tanto lo pseudo realismo che contraddistingue la saga.
Hanno introdotto i livelli, sì, e i nemici di livello troppo alto (identificato con un teschietto rosso) ti fanno il culo se li attacchi. Certo se li attacchi alle spalle riesci ad assassinarli regolarmente, ma se spari loro una freccia alla testa… beh, nò, non muoino.
Questo a fatto gridare allo scandalo e orde di fan degli assassini vecchio stile si sono scagliati contro Ubisoft.
Ok, questa dinamica (che poteva essere giustificata in svariati modi) toglie realismo, ma era necessaria.
Senza il gioco sarebbe stato veramente TROPPO FACILE, rendendo il gameplay ancora più monotono.
Sarebbe stato banale entrare in un qualunque forte in un qualunque momento sparare frecce in testa a tutti e uscirne vittorioso. Ma davvero così non si avrebbe avuto voglia di continuare ad andare avanti.

Avrebbero potuto creare zone e castelli dalle strutture particolari per render e il tutto più complicato (come la cava del DLC ‘The Hidden ones’)…
Avrebbero potuto fare tante cose in modo differente, ma purtroppo non le hanno fatte.
Ma questo non toglie realismo al gioco né ha snaturato la saga. Lo pseudo-realismo dei combattimenti, delle ambientazioni e degli assassinii è
assolutamente in linea con i precedenti titoli.

Ci tengo a precisare che tutte le critiche fatte ad Assassin’s Creed Origins io le dirotterei seduta stante su Odyssey senza alcun dubbio. Lì oltre all’aggiunta dei tanto odiati livelli hanno creato un sistema di combattimento con tecniche speciali assurde e prive di senso che davvero ammazza il realismo (e in questo sta la svolta che Ubisoft ha voluto dare)

Ma Torniamo ad Origins.
Che dire: va giocato perché e bello, fresco e divertente.
Certo, non è il gioco dell’anno (di nessun anno), non è il gioco della vita né il masterpiece che si deve avere nella propria collezione.
E non ha certamente queste pretese.
È semplicemente un buon gioco con alcune problematiche legate alla narrazione frammentaria e all’accessiva semplicità data da meccaniche di game design troppo poco approfondite.
Ma se si è un fan della saga ci si può passare sopra benissimo.

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